Esponenti Pd vorrebbero rendere segreti gli avvisi di garanzia. Contrari il ministro della Giustizia e il procuratore Gratteri.
La FNSI ha reagito immediatamente, con un netto “no”, alla proposta di rendere segreti gli avvisi di garanzia fino al rinvio a giudizio dell’imputato, per impedire la pubblicazione di notizie esagerate sulle accuse nei loro confronti, ancora non provate. La proposta è emersa domenica 12 marzo 2017 al Lingotto di Torino, durante la conferenza organizzativa del Partito Democratico.
“Nessuno pensi di risolvere i problemi della giustizia penale e della tutela del segreto istruttorio con l’introduzione di bavagli alla stampa”, hanno dichiarato congiuntamente il presidente e il segretario della FNSI, Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso. Leggi
Contro la proposta si sono schierati anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, il capogruppo del Pd alla commissione Giustizia della Camera, David Ermini, e il procuratore della Repubblica Nicola Gratteri. Il segretario uscente Matteo Renzi non si è pronunciato ma ha attaccato i giornali per il modo in cui riferiscono le notizie sulle persone sulle quali la magistratura sta indagando. Renzi ha detto: “No alla giustizia di chi ha confuso a giustizia con il giustizialismo. La Costituzione dice che un cittadino è innocente fino a sentenza passata in giudicato. Sempre, non a giorni alterni. I processi si fanno nei tribunali, non sui giornali. Gli articoli sono del codice penale. Le condanne le emettono i giudici, non i commentatori”.
La proposta di segretare l’avviso di garanzia è nata dalla tensione politica creata dall’inchiesta della magistratura sui tentativi di influenzare illegalmente le decisioni della Consip, la centrale degli appalti pubblici. Nell’ambito dell’inchiesta è stato notificato al ministro Luca Lotti un avviso di garanzia ed è stata presentata una mozione di sfiducia nei suoi confronti che attende il voto parlamentare. Fra gli indagati c’è il padre di Renzi.
La proposta di rendete segreti gli avvisi di garanzia è stata formulata da Stefano Graziano, ex deputato e attualmente presidente del Pd a Napoli. “Serve una legge perché qui avvenga come in Inghilterra: l’avviso di garanzia rimane segreto e lo si rende pubblico solo quando c’è il rinvio a giudizio. E’ un meccanismo che serve a rendere tranquilli sia i magistrati che indagano e sia l’indagato”.
Graziano ha parlato della sua esperienza di indagato per concorso esterno in associazione camorristica per dieci mesi, fino a quando l’accusa nei suoi confronti è stata archiviata.
“In quei dieci mesi – racconta – ho vissuto un dramma personale, mia moglie ha perso il latte quando mia figlia aveva cinque mesi. L’avviso di garanzia e’ un avviso di garanzia dell’indagato, non puo’ diventare una gogna mediatica”.
Da Roma il ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha commentato che una stretta sugli avvisi di garanzia, in modo che non siano divulgabili, “rischia di ledere i diritti della difesa. Noi, comunque, tutti i passi che vanno nella direzione di un contenimento del clamore del processo li abbiamo fatti e li facciamo: va in questa direzione il ddl sulla riforma del sistema penale”.
“OSSIGENO esprime preoccupazione – ha commentato Alberto Spampinato – per la tentazione di fronteggiare le conseguenze politiche di alcune inchieste della magistratura riducendo la libertà di informazione e il diritto dei cittadini di essere informati. Il Governo italiano ha assunto davanti alle Nazioni Unite l’impegno di legiferare in modo da rendere più libera l’informazione, in modo da proteggere i giornalisti dai frequenti attacchi violenti e dai numerosissimi gravi abusi del diritto che subiscono e che la legislazione vigente consente e lascia impuniti. Sono questi gli impegni legislativi da onorare”.