“Il problema del boicottaggio dei Giochi Olimpici cinesi interpella in primo luogo i
governi, i parlamenti ed il mondo dello sport. Ma la brutale repressione che sta
investendo il Tibet, e che la censura impedisce di raccontare in modo esauriente,
pone anche i giornalisti di fronte a una questione ineludibile. L’impegno a lasciar
lavorare in modo più libero l’informazione – che la Cina aveva assunto in vista
dell’Olimpiade – si sta rivelando una presa in giro. Boicottaggio o no, bisognerà
chiedersi se ci siano le condizioni minime per evitare di essere ridotti al ruolo di
cantori di un regime, della sua potenza economica e sportiva. La Federazione
Internazionale dei Giornalisti invierà a metà aprile in Cina una sua delegazione
proprio per ottenere garanzie in materia, e i risultati di questa missione saranno
oggetto di valutazione anche negli organismi di categoria italiani.
Intanto è essenziale che sul tema della libertà in Tibet e in Cina si intensifichi
l’attenzione, a partire dagli approfondimenti delle tv generaliste che troppo di rado si
aprono al racconto del mondo.”