L’Unità torna in edicola.
Eravamo entrati in sciopero a oltranza per difendere i nostri diritti e la nostra dignità professionale.
Ci siamo battuti per respingere due ricatti: quello salariale e il ricatto dei licenziamenti collettivi. Per questo abbiamo scioperato per 7 giorni. Perché l’Unità, il giornale dei lavoratori, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, non divenisse l’apripista per lo stravolgimento, nel campo dell’editoria, di diritti contrattuali e costituzionali.
Abbiamo rigettato l’odioso baratto tra salari e diritti. La determinazione e la compattezza della redazione, sostenuta con forza dalla Federazione nazionale della stampa, dall’Associazione Stampa Romana e da Articolo 21, ha ottenuto due primi, importanti risultati: il pagamento delle retribuzioni e l’impegno del rientrante direttore Sergio Staino a non firmare lettere di licenziamento.
Per questo torniamo al lavoro e il giornale in edicola da domani, 25 maggio.
Sappiamo bene che la nostra lotta non è finita. Chiediamo che si riapra da subito un tavolo aziendale per discutere con la proprietà e la direzione giornalistica un piano industriale ed editoriale finalizzato al rilancio del giornale, sia sul cartaceo che on line.
Il Cdr non si è mai sottratto ad un confronto che tenesse conto della grave situazione economica in cui versa l’azienda e del necessario contenimento dei costi.
Ribadiamo questo impegno e al tempo stesso confermiamo, col sostegno della Fnsi e di Stampa Romana, la nostra assoluta contrarietà a qualsiasi ristrutturazione che contempli licenziamenti collettivi.
Torniamo in edicola, forti delle nostre ragioni, della solidarietà ricevuta, a ogni livello, del sostegno dei lettori, pronti a ritornare a lottare se i nostri diritti verranno rimessi in discussione.
Il Comitato di redazione de L’Unità