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Natale: "Il Ddl Alfano
uccide la cronaca"

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Il sindacato dei giornalisti è pronto a dare battaglia contro il ddl Alfano sulle intercettazioni che mette a rischio, spiega Roberto Natale, presidente della Fnsi, “il diritto dei cittadini ad essere informati”. ´Ddl Alfano, se lo conosci lo eviti´ è il titolo dell´iniziativa organizzata dalla Fnsi e dall´Unione cronisti per provare a costruire un fronte di opposizione alla riforma delle intercettazioni: il fronte c´è e qualche strumento di visibilità e di battaglia politica dovrebbe averlo, dal momento che accanto ai giornalisti scende in campo la Fieg, la federazione degli editori, e per altre ragioni la magistratura associata, che difende le intercettazioni come strumento fondamentale per le indagini. Nell´opposizione c´è già chi parla di referendum e di disobbedienza civile, ma dalla maggioranza Maurizio Gasparri avverte: “Il carnevale è finito, la legge si farà”. La Fnsi è pronta a promuovere presidi di protesta di fronte alle Camere, annuncia Natale: “Non accettiamo mediazioni – dice – perché ne va della qualità della democrazia. Che cosa c´entra il diritto alla riservatezza con il crac Parmalat o le vicende della clinica Santa Rita di Milano? Non stiamo difendendo un nostro diritto, ma un interesse generale”. Carlo Malinconico, presidente della Fieg, si preoccupa di “salvaguardare il prodotto fondamentale: la libertà di stampa”. L´aspetto che preoccupa maggiormente gli editori è quello “che rende impossibile dare notizia del contenuto degli atti non più segreti”. Ma nel mirino della Fieg c´è anche la norma che introduce la responsabilità degli editori perché “altera sensibilmente l´assetto attuale dei giornali”, che affida all´autonomia del direttore e della redazione le scelte sui contenuti dell´informazione. Due i rischi anche per Giuseppe Cascini, segretario dell´Associazione nazionale magistrati: da un lato il ddl “riduce la possibilità di utilizzare le intercettazioni esponendo a un grave rischio i cittadini”, dall´altro “ponendo rigorosi limiti alla pubblicazione di notizie sulle indagini penali crea un buco nero che rappresenta un grave danno per la democrazia e la trasparenza”. Per Cascini, “la nostra indipendenza deve trovare rispondenza nel controllo dell´opinione pubblica”. Unita l´opposizione: per Antonio Di Pietro il provvedimento “è un attentato allo stato di diritto” e per questo l´Italia dei Valori ribadisce di essere pronta a raccogliere le forme per un referendum abrogativo. Schierati per il no anche Donatella Ferranti del Pd e Michele Vietti dell´Udc, che giudica “inaccettabili” le norme che prevedono il carcere per i giornalisti e che richiedono gravi indizi di colpevolezza come presupposto alla disposizione delle intercettazioni da parte del magistrato. A difesa del provvedimento prendono posizione il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, secondo il quale “ci deve essere un punto del processo prima del quale non si possono pubblicare gli atti di indagine, non certo i fatti”. Ma per Caliendo non si possono non introdurre “limiti che tengano conto delle esigenze di riservatezza del singolo, che non si possono tralasciare, che sono un valore costituzionale”. Mentre Gasparri lancia un avvertimento esplicito: sulle intercettazioni ci sono stati troppi “eccessi” e “i cittadini non ne possono più: la legge la farà il Parlamento ed entrerà in vigore”.

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