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Difesa o attacco alla democrazia? L’annullamento all’ultimo momento del secondo turno delle elezioni romene pone molti interrogativi sulla democrazia al tempo dei social, in un paese confinante con l’Ucraina, dove è chiaro l’interesse russo nella destabilizzazione di un membro dell’Ue e la Nato, che fu parte del patto di Varsavia.
Come è noto, al primo turno delle elezioni presidenziali romene del 24 novembre 2024 è arrivato in testa a sorpresa il candidato indipendente filorusso di estrema destra Calin Georgescu (23%), seguito dall’esponente europeista di centro destra Elena Lasconi (19 %). Il ballottaggio avrebbe dovuto svolgersi l’8 dicembre, ma il 6 la Corte Costituzionale ha annullato il voto, giustificando la sua decisione con l’esistenza di una campagna di disinformazione straniera, vedi russa, che avrebbe illegalmente favorito Georgescu. Quest’ultimo, praticamente uno sconosciuto fino ad un mese prima, è salito alla ribalta nelle due settimane precedenti al voto grazie a 25mila nuovi account su Tik tok.
Secondo un rapporto dei servizi di Bucarest, Georgescu ha beneficiato di fondi stranieri e di una campagna di sostegno orchestrata all’estero durante il periodo del silenzio elettorale. L’intelligence parla di “azioni aggressive ibride” da parte di Mosca. Nel frattempo, il primo dicembre, si sono svolte elezioni parlamentari, grazie alle quali il socialdemocratico Marcel Ciolacu è diventato primo ministro alla guida di un governo europeista formato da tre partiti. Nuove elezioni presidenziali sono state poi convocate per il 4 maggio, con un possibile ballottaggio il 18 maggio. La Commissione Europea ha intanto chiesto a Tik Tok di conservare tutti i suoi dati relativi alle elezioni rumene.
Il corso, in vista delle nuove elezioni presidenziali, vuole approfondire le circostanze dell’annullamento del voto di novembre inquadrando la vicenda sia nella politica e la storia romena che nel quadro delle strategie di propaganda e destabilizzazione da parte di Mosca. Sia Georgescu che Lasconi hanno accusato la Corte costituzionale di aver calpestato la democrazia.
E certo ci si può chiedere se sia democratico annullare un voto non sulla base di brogli ma di interferenze straniere, anche se pesanti, che avrebbero manipolato illegalmente l’elettorato. E se non vi sia il pericolo di minare la fiducia nel pubblico nel sistema democratico, facendo il gioco di chi ha interesse a destabilizzarla. D’altro canto è noto come la propaganda russa sia molto attiva nel cercare di interferire sistematicamente nei processi elettorali dei paesi che un tempo facevano parte dell’Urss o del patto di Varsavia.
Al di là del caso specifico, la vicenda romena pone interrogativi a tutti sul funzionamento e la difesa della democrazia, sul ruolo dei social e del peso che possono avere nei processi elettorali, sul rischio rappresentato dalla propaganda e le interferenze da parte di attori e stati stranieri. Non va dimenticato che anche Elon Musk è intervenuto su X per stigmatizzare l’annullamento delle elezioni romene.
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